Mercato del lavoro visto dalle bambine

Nella’intervista a RBE, l’economista Luca Flabbi (professore di economia alla University of North Carolina-Chapel Hill, già visiting professor a Barcellona, Torino, Tokyo; ora Research Fellow presso l’Institute for the Study of Labor di Bonn; consulente presso la Banca Mondiale e la Banca per lo Sviluppo Inter-Americano) ripercorre alcuni temi delle sue ricerche di Economia del lavoro degli ultimi lustri riguardo le discriminazioni di genere nel mercato del lavoro, le relazioni tra sistema di istruzione e remunerazioni, l’impatto del mercato del lavoro sulla diseguaglianza di lungo periodo.Ne emerge un quadro ricco di contrasti, rischi e opportunità. Nei paesi ad alto e medio reddito spesso la scolarizzazione femminile è uguale o leggermente migliore di quella maschile, ma nel mercato del lavoro il gap ha smesso di diminuire. Perché?

Cosa è stata la discriminazione salariale per le donne negli ultimi 50 anni? Esiste ancora? Che differenza c’è con tra discriminazione e differenza salariale tra maschi e femmine? Perché alcuni/e  economisti/e che studiano il capitale umano si occupano oggi dell’età prescolare? Quali capacità vengono o non vengono sviluppate nell’infanzia che saranno poi utili per il mercato di lavoro di domani? Curiosamente non sono tanto le capacità prescolastiche in senso stretto ma le softskills, le capacità collaborative, relazionali, emotive.

Quali rischi e quali opportunità ci sono nel mercato del lavoro di domani per le bambine di oggi?linguaggioInclusivoCuntala

Se si guardano le posizioni lavorative apicali all’interno delle imprese, quelle delle donne sono oggi ancora molto subalterne: il 4% sono amministratrici delegate contro il 96% degli uomini. Da importanti studi economici di frontiera sembra emergere una verità finora sommersa: come spiegare che in questi rari casi le imprese sono molto più produttive? Come spiegare che in questi rari casi dove le donne hanno il comando i redditi del personale e dell’impresa migliorino? Sembra che le donne capiscano molto meglio chi è più produttivo (valorizzano cioè meglio le donne all’interno dell’impresa) a condizione che nell’azienda ci siano almeno un 25% di lavoratrici. La validità delle ricerche non lascia molti dubbi, anche se i dati dovranno essere confermati in più ambiti e con dati più aggiornati (per approfondire in italiano si può leggere la recensione del Sole 24 ore).

Flabbi_2011_DecemberLe differenze salariali tra maschi e femmine persistono oggi soprattutto laddove le donne fanno (o vorrebbero fare) carriera. Ma se è vero che le donne in posizione di leadership nelle imprese aumentano la produttività di impresa, si può pensare a un futuro in cui sul lavoro ci saranno sempre più cape? E un futuro in cui gli uomini sul lavoro imparino a valorizzare le risorse umane dalle donne? E un futuro in cui anche gli uomini (come sogna l’economista Luca Flabbi) si occupino della cura di figli, parenti e lavori domestici e, se è il caso, siano persino costretti a farlo dalle leggi che impogano congedi parentali obbligatori?


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