Tempo-schermo, cervello disponibile

C’è chi ha sostenuto che il nuovo divario digitale – o digital divide – tra ricchi e poveri è dato dalla non esposizione agli schermi. Mentre i bambini più ricchi beneficiano di un’educazione basata sull’interazione umana, lontano dalle nuove tecnologie, i bambini poveri si ritrovano davanti agli schermi a casa ma in alcuni casi anche a scuola. Mentre i genitori di famiglie ricche sono sempre più preoccupati per gli effetti degli schermi sui loro figli e stanno cercando di allontanarli, si teme un nuovo divario digitale: bambini/e delle classi medie e basse potrebbero crescere a contatto con gli schermi mentre quelli dell’élite ritornano ai giocattoli di legno e al lusso delle relazioni umane. E’ sempre più evidente che la deconnessione sia un tempo prezioso, anzi di lusso, riservato ai ricchi e un ambizioso diritto da rivendicare da parte dei sindacati. Osservando gli Stati Uniti possiamo riflettere anche alla luce dell’esperienza di 20 anni di schermi a scuola di Channel One News. A chi servono gli schermi a scuola?consumingkidsL’introduzione di schermi a scuola negli Usa ha avuto come contropartita la disponibilità di tempo pubblicitario e questo potrebbe essere uno scenario globale prossimo se non riusciamo a stoppare alcune derive. L’espressione captive audience viene usata per descrivere un gruppo di persone che involontariamente si ritrova esposto ad un messaggio pubblicitario mentre partecipa a un evento o transita in un luogo pubblico. Channel One News era un programma di notizie quotidiane di dieci minuti (1989-2018) accompagnato da pubblicità commerciale di due minuti (20% del tempo del notiziario) finalizzato al marketing nelle scuole statunitensi. ConsumingKidsIl programma Channel One è stato trasmesso a milioni di giovani nel 40% delle scuole elementari e superiori. Le scuole che usufruivano del “servizio” ricevevano U$D 50.000 da investire in televisori, videoregistratori, impianti satellitari. Channel One vendeva il tempo di cervello dei giovani per pubblicità e riceveva U$D 150.000 per ogni 30 secondi di inserzione. Immagini velocissime, assolutamente poco noiose. Immagini veloci che, come è noto, non hanno l’obiettivo di spiegar qualcosa ma di predisporre la mente al messaggio vero: quello pubblicitario. Channel One News Logo 2013.png

Val la pena ricordare la celebre definizione di tempo-schermo data dal direttore della televisione francese, che spiegò così il ruolo della TV: “per fare sì che un messaggio pubblicitario sia percepito, è necessario che il cervello del telespettatore sia disponibile. La vocazione delle nostre trasmissioni è proprio quella di creare tale disponibilità: facendo divertire il telespettatore, rilassandolo e preparandolo nello spazio tra due messaggi. Ciò che vendiamo alla Coca Cola è tempo di cervello umano disponibile.” Il migliore tempo di cervello umano disponibile è quello di una mente umana assorbente, cioè quello di bambini/e. Il tempo-schermo amplifica le possibilità del marketing estendendole alla primissima infanzia. Così James Williams (designer pentito di Google) ha parlato di lotta di liberazione della nostra attenzione come della lotta morale e politica più importante del nostro tempo.

smartphone_Cultura_Inquieta14Le scuole sono le mete più ambite dai pubblicitari perché si fidelizzano nuove generazioni e si hanno moltiplicatori economici grandiosi visto che i minorenni sono sempre protagonisti delle scelte del bilancio famigliare.


Fonti:

Su Channel One: J. Shor, Born to buy, Scribner, 2004, trad. it Nati per comprare, salviamo i nostri figli, ostaggi della pubblicità, Milano, Apogeo, 2005, pp. 98 sgg; N. Postman, S. Powers, Come guardare il telegiornale, Roma, Armando, 1999; voce “Channel One News”, www.wikipedia.org

P. Le Lay, Les dirigeants face au changement, Éditions du Huitième Jour, 2004, cit., in Gruppo Marcuse, Miseria umana della felicità, Milano, Eleuthera, 2006, p. 35. L’espressione celebre (“Ciò che vendiamo alla Coca Cola è tempo di cervello umano disponibile”) è poi stata citata e criticata. B. Stiegler che l’ha definita spaventosamente cinica. Le Lay, direttore del maggiore canale televisivo francese dal 1988 al 2008, ha ammesso successivamente che la definizione fosse un po’ caricaturale e limitata. Essa è servita a moltissime campagne antipubblicitarie.

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