Autismo virtuale e demenza digitale

Il tempo-schermo in età prescolare favorisce l’insorgere di problemi di linguaggio, di attenzione, oltre che di alimentazione e sonno; non ultimo, favorisce l’insorgere di quello che in Francia è stato definito “autismo virtuale”, perché presenta sintomi simili agli spettri di autismo benché non sia definibile autismo: infatti se si interrompe il tempo-schermo questi sintomi scompaiono. Marcelli ha parlato di evidenze cliniche che caratterizzano l’esposizione precoce e eccessiva agli schermi in tutte le sue forme (EPEE).

Gli schermi stimolano l’attenzione involontaria a scapito dell’attenzione volontaria. Sabine Duflo spiega molto – nel libro che meriterebbe una traduzione italiana: Quand les écrans deviennent neurotoxiques – come un neonato nei primi mesi debba sviluppare almeno tre competenze essenziali: un linguaggio per comunicare, la capacità di relazioni sociali e la capacità di afferrare oggetti. Nessuna macchina, anche sofisticata, può sostituire ciò che trasmette il genitore perché lo schermo non sa guardare, mediare e prendersi cura. Il neonato cerca lo sguardo del suo genitore e lo interroga costantemente con le sue espressioni e i suoi gesti. I genitori mediano con i loro rimandi di emozioni, gesti e parole, dando un senso al mondo in cui cresce il bambino. Occorre distinguere l’attenzione involontaria (la vigilanza), dall’attenzione che si orienta volontariamente sugli oggetti scelti. L’orientamento della vigilanza si attiva con gli stimoli esterni: è un sistema botton-up che va dalla periferia verso la coscienza. L’orientamento volontario dell’attenzione è un sistema top-down che si sviluppa progressivamente, sviluppando delle funzioni esecutive ed è una capacità acquisita in cui il soggetto orienta il suo sguardo e la sua attenzione su un oggetto; questa attenzione secondaria volontaria coinvolge la parte del lobo frontale ed è quella più umana, quella di recente sviluppo nel nostro sviluppo filogenetico.demenza-digitale.

Ha scatenato così un vero e proprio putiferio in Francia l’esternazione della dott.ssa Ducanda, una NPI che sostiene che ci sia una stretta relazione tra problemi di linguaggio e autismo e lo sviluppo dell’uso sconsiderato di tecnologie digitali (più di 2 o 3, 4, 5, 6 ore in età prescolare). Il suo video di 20 minuti è un appello in francese con sottotitoli in inglese, che merita ascolto.Un appello da prendere seriamente in considerazione. Un NPI come Manfred Spitzer (in questo libro invece per fortuna già tradotto: Demenza digitale) ha paragonato l’esposizione a schermi in età prescolare alla reclusione in una cantina buia. Il noto filosofo Stiegler alla strage degli innocenti.

Spitzer

L’associazione di famiglie con bambini autistici ha minacciato vie legali. Ma forse c’è un fraintendimento, su cui il presidente dell’associazione di neuropsichiatri francesi, Daniel Marcelli, ha cercato di fare chiarezza anche sulle colonne di un giornale come Le monde. In Francia sono temi da quotidiani e telegiornale comunque, in Italia continua il silenzio. Qui si può vedere il suo video breve in francese La causa dell’autismo virtuale non sono TV e tecnologie digitali, ma un prolungato tempo-schermo che causa patologie molto simili alle disprassie di linguaggio e all’autismo. Interrompendo drasticamente l’uso, dopo una prima crisi di disintossicazione, spariscono miracolosamente i sintomi. Forse se la diagnosi di autismo ha avuto una curva così alta negli ultimi anni non è solo per le migliori qualità delle diagnosi ma anche per un cambiamento sociale profondo, che riguarda essenzialmente la modifica neurologica delle capacità attentive, le cui principali cause sono da ricercare nell’accelerazione della vita quotidiana e nel tempo-schermo.Duflo1

Insomma se sia da definire autismo virtuale, demenza digitale o più sobriamente esposizione precoce e eccessiva agli schermi in tutte le sue forme il problema è evidente. Forse si tratta anche di collegarlo con quanto Crispiani in Italia sta definendo smarrimento cognitivo sequenziale cioè a una quadro sintomatico ancora più grande legato alla velocità e alla compromissione di capacità di temporalizzazione, compromissione che avviene in età prescolare e potrebbe essere all’origine o concausa di patologie già diagnosticate come ADHD, dislessia, autismi, etc…

QUESTO ARTICOLO CONTIENE TRE LINK CON 3 IMPORTANTI VIDEO

LIBRI CITATI:


S. Duflo, Quand les écrans deviennent neurotoxiques, Paris, Marabout, 2018

“L’exposition précoce aux écrans est un nouveau trouble neuro-développemental”, Intervista a Daniel Marcelli, in Le Monde, 30/4/2018

M. Spitzer, Demenza digitale, come la nuova tecnologia ci rende stupidi, Milano, Corbaccio, 2013 (ed. or. ted. 2011)

S. Duflo, Quand les écrans deviennent neurotoxiques, Paris, Marabout, 2018

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