A calcio di felicità

Il 20 gennaio 1983 moriva nell’oblio e nella povertà Garrincha. La sua storia è quella della felicità del calcio come sport popolare, del sogno di ogni bambino. Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Sölle: “Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?” E lei rispose: “Non glielo spiegherei, gli darei un pallone per farlo giocare”.

Con un interessante aneddoto, il mio maestro Costanzo Preve racconta: “Il filosofo Althusser arriva, si siede davanti a tutti gli intellettuali di sinistra che aspettavano il verbo del profeta, sposta tutti i libri dicendo «bisogna suonare senza spartiti»; poi si alza, va alla finestra dove nel cortile c’erano i ragazzini che giocavano a pallone felicissimi e dice: «Il socialismo è merda. Il comunismo è questo», indicando i bambini che giocavano a calcio.” Pare che fossero i tempi che precedettero l’atto uxoricida del filosofo, ultimi atti di lucidità prima della follia? o verità nella follia?
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“In cosa si assomigliano il calcio e Dio? Nella devozione dei credenti e nella sfiducia che ne hanno molti intellettuali” – annotava Edoardo Galeano nel suo celebre libro sul calcio.

Sopra ogni cosa una storia rimane per me tanto vera quanto mitica, quella di un grandissimo calciatore che rifiutò tutti i premi pur di vedere volare un uccello in libertà. Dopo aver vinto i mondiali di calcio con il Brasile di Pelè, il presidente regalò a tutti giocatori una villa. Ma lui gli disse in faccia che non la voleva. Il presidente perplesso (temeva una richiesta esorbitante), gli chiese quale fosse il suo più grande desiderio. Lui indicò una gabbia con dentro un uccellino: “la sua libertà!”. La sua richiesta fu esaudita, l’uccellino scappò, Garrincha morì alcolizzato in povertà. Quella di Garrincha ed è una di quelle storie che andrebbero raccontate a tutte le bambine  e i bambini affinchè anche loro abbiano voglia di correre dietro una palla e giocarci coi piedi sognando la libertà. Garrincha quando la felicità è libertà nel senso più nobile. Per la tua maglia numero 7 sempre sopra la tua tomba sono e resteranno accese sette candele.

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